Nuraghe Mannu

Con la 32° ragione di questa rubrica vi suggeriamo Nuraghe Mannu, un complesso nuragico estremamente interessante sia dal punto di vista archeologico che panoramico.
La visita al Nuraghe Mannu non può infatti che stupire e affascinare per la bellezza della macchia mediterranea presente e per la vista mozzafiato che si può godere su tutto il Golfo di Orosei.
Situato in una posizione dominante su un rilievo basaltico al centro del Golfo di Orosei nella Sardegna Orientale, il Nuraghe, malgrado il nome “Mannu” che in lingua sarda significa grande, è un monotorre di modeste dimensioni, costruito con grossi massi poliedrici in basalto e vulcanite disposti in filari irregolari. Ha una altezza residua di 4,70 mt e un diametro alla base di quasi 13 mt.
Intorno al nuraghe si estende un vasto villaggio di capanne circolari realizzate con pietre non lavorate di media grandezza; man mano che ci si allontana, le abitazioni presentano pianta rettangolare e sono realizzate con blocchi squadrati.

Toponimo e scopi del nuraghe
La grande estensione del villaggio fa perciò presupporre che il nome “mannu” sia da attribuire alla dimensione dell’abitato piuttosto che al monumento stesso.
L’ingresso principale, rivolto ad est, presenta una forma trapezoidale ed è sormontato da un architrave irregolare con due filari di blocchi e relativo finestrino di scarico.
Superato l’ingresso, si accede ad un corridoio che introduce alla camera principale di forma ellittica, quasi completamente ostruita dal crollo, nella quale sono conservate due grosse nicchie rialzate. Queste ultime pare fossero utilizzate come delle postazioni di guardia, si presume infatti che la funzione di questa grossa ed imponente struttura potesse essere quella di "torre di avvistamento"; il nuraghe sorge vicino ad un altro sito archeologico più grande "Su Nuragheddu" che pare avesse anche la funzione di difendere la popolazione da attacchi esterni.
I reperti rinvenuti all’interno del nuraghe sono la testimonianza della presenza umana sin dall’epoca nuragica.
Il Nuraghe Mannu è stato ed è ancora oggi oggetto di studio e ricerche da parte degli archeologi.

Gli scavi
Il primo esploratore della zona fu l’archeologo A. Taramelli, che nel 1927 eseguì due scavi nell’area insediativa, mettendo in luce due edifici di età romana, in seguito interpretati come edifici di uso militare atti a controllare la linea di costa ed eventuali approdi di nemici.
Successivamente il ritrovamento di alcuni blocchi di basalto con motivi geometrici incisi nella faccia a vista, fornirono all’archeologo un ulteriore prova circa la presenza di originari luoghi di culto che rimandavano a confronti con le tecniche edilizie e decorative documentate in altri luoghi da lui condotti.
Dal 1994 il Nuraghe Mannu è stato oggetto di numerose operazioni di scavo guidate dalla Soprintendenza Archeologica che hanno visto la partecipazione di circa 700 volontari.
I sondaggi effettuati hanno rinvenuto alcuni materiali ceramici e litici che attestano diverse fasi di frequentazione dell’abitato. La prima fase edilizia del villaggio è stata datata nella fase evoluta del Bronzo Medio (1500 a.C), mentre la fase di maggior frequentazione, sulla base della quantità dei materiale rinvenuti, è stata quella del Bronzo Recente e Finale (1500-2000 a.C).
Fra i materiali ceramici sono stati rinvenuti altri oggetti di utilizzo quotidiano, come fornelli d’impasto, fusaiole, pesi da telaio per la lavorazione dei tessuti, ciottoli fluviali utilizzati come pestelli e brunitoi ed infine diverse macine che attestano un’intensa lavorazione delle graminacee.