CUILES DEL SUPRAMONTE

Mete delle camminate nei sentieri del supramonte montano o marino sono molto spesso "sos Cuiles", strutture abitative utilizzate dai pastori fino agli anni 70. È raro imbattersi fortuitamente in queste costruzioni durante un trekking se non le si cerca appositamente, in quanto venivano generalmente edificate lontano da "occhi indiscreti".
Su cuile, in italiano ovile, ha una struttura simile ad una capanna e ricorda lontanamente i più conosciuti trulli pugliesi. Si ipotizza che l'origine della tecnica costruttiva degli ovili del Supramonte derivi direttamente dalla cultura nuragica, in quanto le esigenze dei pastori di allora non differiscono da quelle recenti. Altra interessante circostanza è che, attorno alla maggior parte degli ovili, sono presenti ancora oggi resti archeologici importanti e molto spesso le mura diroccate dei Cuiles si confondono con le rovine nuragiche.

Quota media cuiles
Sos cuiles sono strutture alte circa 4 metri, costruite con tronchi di ginepro disposti in forma conica e poggiati su una struttura circolare in pietra calcarea. La maggioranza degli ovili dorgalesi è costruita ad una quota tra i 300 e 500 metri s.l.m e presenta un ingresso esposto ai quadranti più caldi, generalmente sud o est. Gli ovili cosiddetti "de eranu" (di primavera) erano situati ad altezze più elevate e venivano utilizzati nei mesi più caldi.

Sa Cuilarza
Sa cuilarza (area di lavoro del pastore) presenta intorno a su cuile delle strutture complementari, tra cui:
sa mandra, recinto per le capre;
sas Cumbulas, recinti per i maiali;
su Pinnettu de su Isterzu, capanna per gli attrezzi di dimensioni contenute.
La struttura che ospitava il pastore (detta anche Pinnettu) racchiude al suo interno una zona centrale delimitata da pietre, su ochile, che aveva lo scopo di contenere il fuoco su cui si preparavano i prodotti caseari; il reticolato di ginepro posto al di sopra del fuoco, su Cannittu, era utilizzato per l'affumicamento dei formaggi.
Questi ultimi venivano successivamente riposti in ripiani ricavati tra le travi interne o le pietre perimetrali (amarzos), ricche a loro volta di "complementi funzionali".
Per appendere gli oggetti di uso comune si usava s'udulu, un piccolo tronco di ginepro posto all'ingresso.
È difficile immaginare, al giorno d'oggi, la vita di duri sacrifici che i pastori conducevano in solitudine negli spazi organizzati attorno ai cuiles. Questi venivano difatti abitati per buona parte dell'anno e non era raro che anche la famiglia seguisse il padre in montagna e i figli venissero indirizzati verso la professione pastorale: una vita di duro lavoro, la cui fatica non veniva ripagata causa l'avvento della modernità e la difficile concorrenza con le produzioni industrializzate.
Oggi le mulattiere, le cenge e i pericolosi passaggi vengono percorsi dagli appassionati di trekking ed escursionismo sulle orme dei pastori/scalatori, non certo indifferenti allo spettacolo che la natura poneva loro davanti. Infatti sos Cuiles venivano realizzati su punti panoramici dalla bellezza unica, per dar modo al pastore di controllare tutto ciò che circondava la sua area di lavoro.
Sono frequenti, vicino a queste costruzioni, fonti d'acqua ben nascoste e difficili da trovare, talvolta all'interno di nurre attrezzate o meno con scale in ginepro. Quando non presenti, l'approvvigionamento idrico avveniva grazie alle Lacaneddas o Presettos, vasche di erosione presenti nelle rocce calcaree.
Uno dei più famosi costruttori di ovili tra Dorgali e Baunei è stato il dorgalese Billia Mereu, classe 1909, uomo dalla corporatura possente e forza sbalorditiva.
Ancora oggi molti dei suoi cuiles risultano perfettamente conservati: vantiamo esempi come "Cuile Mereu", "Cuile Lupiru" o "Onammarra", strutture quasi centenarie situate nei pressi della spiaggia di Cala Luna, lungo il sentiero che procede verso Cala Sisine.
Lo stato di degrado di molti cuiles dei primi del novecento è stato arginato dall'operato dell'associazione "cuiles di Dorgali", che ha rimesso in sesto molte di queste strutture grazie ai suoi volontari.
Da un po' di tempo a questa parte sono stati ricostruiti, ogni anno, un'ovile a mare ed uno nell'entroterra dorgalese. Molte di queste strutture fungono da rifugio per chi pratica percorsi di trekking di più giorni e cerca riparo per la notte. L'unica regola per usufruire di questi spazi è rispettarli al meglio, non lasciando tracce del proprio passaggio e tantomeno rifiuti.
Tra gli ovili ricostruiti, i più belli e facilmente raggiungibili da Cala Gonone sono quelli di Monte Ruju, Monte Ghirveri ed alcuni ovili di Buchiarta.
Vi rimandiamo alla lettura del libro "Cuiles", del "Gruppo Ricerche Ambientali Dorgali", per approfondimenti interessanti sugli insediamenti pastorali del Supramonte e vi invitiamo a contattare le guide nella sezione Escursioni a Dorgali per una giornata di trekking in sicurezza.